Cordoba: "Esperienza, consapevolezza e palle inattive: ecco perché l'Inter è favorita"

Ivan Cordoba nella trionfale Champions 2009-10 fece solo due presenze, ma era il vicecapitano e una delle anime dello spogliatoio. Quello giusto per raccontarci come si arriva al meglio ai 90' che valgono una carriera.
Cordoba, quale fu il momento di svolta 15 anni fa?
"Ne ricordo almeno tre. Il primo a Kiev, nel girone, quando avevamo già le valige pronte perché sembrava una partita stregata, la palla non voleva entrare e solo nei minuti finali Milito e Snejider hanno trovato i gol che ci hanno rimesso in corsa dopo la rete di Sheva. Quella notte nacque una consapevolezza diversa".
"Stamford Bridge, quando negli ottavi eliminammo il Chelsea con un gol di Eto'o. Snodo decisivo non solo perché eravamo reduci da delusioni pesanti nella fase ad eliminazione diretta degli anni precedenti, ma perché Mou virò sul 4-2-3-1, convincendo Pandev ed Eto'o a fare gli esterni alti ma anche i terzini se serviva. Da lì non ci siamo più fermati".
"La semifinale col Barcellona. Dopo avere eliminato una squadra così forte abbiamo acquisito la convinzione che nulla avrebbe potuto fermarci. Non era presunzione, ma consapevolezza della nostra forza".
Tanti protagonisti di quell'impresa in effetti dicono che poi andaste a Madrid già convinti di vincere. Perché?
"Intanto c'era Mourinho che fu perfetto nella gestione psicologica di avvicinamento a un evento così importante. Se ci vedeva troppo carichi, si inventava qualcosa per calmarci. Se avevamo un momento di calo di tensione, trovava il modo di andare allo scontro, anche con una polemica accidentale, per riattaccare la spina. Del resto lui creava queste situazioni anche verso l'esterno".
Veniamo alla finale di stasera. A differenza della vostra, quest'Inter ci arriva dopo aver visto sfumare sul più bello Coppa Italia e scudetto.
"Ma stavolta avrà una consapevolezza diversa. A Istanbul, due anni fa, era andata lì per giocarla al meglio contro un avversario sulla carta più forte ma forse non con la convinzione piena di vincerla. Una lezione che servirà molto contro il Psg".
"L'Inter, perché è più esperta e stavolta non si accontenterà di essere protagonista...".
Il Psg però è fortissimo.
"Ed è una "squadra". Più compatta ed equilibrata del Barcellona, che gioca sempre all'attacco e quando difende si affida a giocate individuali. Il Psg è super in ogni reparto, tutti sanno cosa fare anche in fase di non possesso. E poi c'è Luis Enrique, che conosce bene anche il calcio italiano".
Se potesse togliere un giocatore al Psg...
"Vitinha, fa girare tutti. Difende, imposta, attacca, sembra una formichina col suo passo finto lento che invece lo porta sempre in aiuto ai compagni".
Alto a sinistra ci sarà Kvara. Servirebbe un Cordoba per fermarlo...
"Ci sarà Pavard, che ha esperienza e mestiere per giocare dal 1' malgrado sia fuori da tempo per quel problema alla caviglia. Per fermare il georgiano, ma anche Doué o Barcola sull'altra fascia, serviranno i raddoppi della mezzala e del quinto. Ma la cosa fondamentale è che le ali ricevano sempre palla schiena alla porta. Se impedisci loro di girarsi e di prenderti in velocità, sei già a metà dell'opera".
Quale sarà la chiave stasera?
"Non prendere gol, perché poi col nostro centrocampo, i quinti che sanno aggredire e la Thu-La, l'Inter ha dimostrato che può segnare in qualsiasi momento. Servirà una cura maniacale dei dettagli, a partire dalle palle da fermo. Un fondamentale che potrà risultare decisivo".
La Gazzetta dello Sport